SCIAMANESIMO SARDO

SCIAMANESIMO SARDO

L’idea di intendere la malattia come una alterazione dell’integrità anatomica e funzionale dell’organismo è nata con l’uomo, ma il modo di affrontarla è soggetto alle diverse culture, agli ambienti e al periodo storico nel quale la malattia stessa si manifesta.

Nelle società tradizionali era di fondamentale importanza, per ovvi motivi, ovvero per la sopravvivenza della collettività, che le persone godessero di buona salute. Non bastava quindi soltanto la conoscenza della malattia, serviva anche la capacità di dominare le forze della natura, magari usando un sapere segreto, un arcaico sapere che venisse trasmesso ai giovani da parte degli anziani.

Colui che possiede tali capacità è il mago, capace di operare sul piano pratico, immediato, che, al contrario dello scienziato fa ricorso alle forze che sono nella natura e in natura; dove con il termine natura si intende qualcosa di interiore, un piano diverso dell’esistenza che ci vive dentro ma del quale non abbiamo una concezione cosciente. Fantasia, desiderio e ferma volontà sono i principali motori dell’azione magica e tutto ciò che queste tre forze provocano nel mondo fisico ha una sua diretta corrispondenza nel mondo spirituale e viceversa.

La concezione tradizionale del corpo umano lo divide in tre parti: il corpo fisico (mortale per natura), la forza o l’energia vitale (meno caduca del corpo fisico) e l’anima libera (immortale e staccata dal corpo).

L’uomo era del tutto sano solo quando i tre elementi formavano un’unità funzionale ben equilibrata. La causa ultima di ogni ferita, di ogni incidente e di ogni malattia risiedeva in una colpa propria o commessa da parenti stretti, quindi la malattia veniva considerata una punizione per aver mancato i propri doveri nei confronti degli spiriti dell’aldilà. Di conseguenza questi ultimi potevano servirsi, per la punizione, di un albero marcio, di un uomo malintenzionato o di uno spirito del male.

La chiave per affrontare queste situazioni risiedeva sempre nell’anima libera degli uomini (o degli animali), per cui si poteva contare solo sull’aiuto di un proprio simile fidato che, oltre alle conoscenze e agli strumenti necessari, avesse il dono di maneggiare con sicurezza le anime e di entrare in contatto con gli spiriti dell’aldilà, i quali decidevano, in ultima istanza, degli eventi terreni. Quest’uomo era lo sciamano. Egli possedeva la facoltà di privarsi intenzionalmente, ogni qualvolta vi fosse bisogno di lui, della propria anima libera.

Il privarsi temporaneamente della propria anima era ed è tuttora nei luoghi dove lo Sciamanesimo è ancora vivo e accettato come pratica, il viaggio sciamanico; si tratta di una esperienza personale molto simile sotto alcuni aspetti a quella onirica; l’anima si liberava durante il sogno ma veniva controllata volontariamente dallo Sciamano.

Il viaggio sciamanico è comune a molte tradizioni e la sua funzione è sempre la stessa, ovvero quella di mediazione tra il mondo terreno e quello ultraterreno.

Nonostante le aspre lotte del Cristianesimo, nell’immaginario collettivo della Sardegna i riti sciamanici sono sempre rimasti ben radicati; studi in tal senso datano addirittura la sua presenza già nel periodo neolitico, periodo nel quale le popolazioni asiatiche, a ondate successive, durante le loro migrazioni approdarono nell’isola. A riprova di questa teoria tutti gli studi effettuati in tal senso hanno riportato ad una tradizione di tipo siberiano e centro-asiatico, studi confermati anche da varie tradizioni funerarie e da credenze comuni. Un esempio per tutti ci viene dato dalla costruzione ancora oggi visibile su Monte d’Accoddi, costruzione molto simile architettonicamente ai luoghi di culto mesopotamici, monumento unico in Sardegna. Numerose sono le leggende sarde che presentano caratteristiche tipicamente sciamaniche: alcune riguardano lo smembramento e la resurrezione dalle proprie ossa, altre la metamorfosi in animale, altre ancora riferiscono il volo magico effettuato in trance, altre ancora sono inerenti alla prova da sostenere in merito al dominio del fuoco che l’aspirante sciamano deve riuscire a padroneggiare.

Fino ai primi decenni del Novecento è rimasta viva, nell’animo popolare, la mescolanza tra il mondo dei vivi e quello dei morti; la morte non era esorcizzata come oggi, con essa si conviveva e agli spiriti dei defunti si domandavano segni particolari, visioni che aiutassero a risolvere gli assillanti problemi della vita.

Helios

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