Villa Capriglio (Il sopralluogo)
Erano le prime ore di una domenica pomeriggio di Luglio.
Eravamo eccitati all’idea di questa prima visita alla tanto discussa Villa Capriglio.
Non sapevamo con certezza cosa ci aspettasse, ma in tutti noi, a parte l’euforia e l’entusiasmo, si percepiva una velata inquietudine, in particolare in me e nella nostra ospite e amica, una medium che ben presto si sarebbe rivelata un valido aiuto.
(Per suo desiderio e per rispetto della sua privacy, la chiameremo da ora in avanti Kate).
Più volte durante i preparativi i nostri sguardi si incontrarono, e il messaggio era sempre lo stesso: ” Sí prudente”.
Arrivati al sentiero che conduce all’antica dimora, proseguimmo a piedi, la natura in quel tragitto, appariva selvaggia e minacciosa, quasi a volerci scoraggiare dal proseguire.
Arrivati sul posto, la visione austera e imponente della Villa, lasciò tutti attoniti e senza parole, era inconcepibile vedere un esempio di costruzione settecentesca, lasciata al degrado, abbandonata alla mercé di vandali, vagabondi, frequentatori di rave clandestini e di Sette adoratrici del Demonio dai rituali discutibili.
Quello che un tempo era il parco che circondava la Villa, in quel momento si presentò ai nostri occhi come uno spettrale groviglio di cespugli secchi, rovi si arrampicavano sulla facciata come artigli sfigurandone l’aspetto, alberi nodosi ospitavano tra i rami senza vita qualche cornacchia incuriosita, o forse divertita dalla nostra incoscienza, rifiuti spuntavano dalle erbacce, a testimonianza dei numerosi visitatori sbadati ed incivili.
Entrammo da un varco “di fortuna” creato da chissà chi.
All’interno si presentò uno scenario simile al cortile appena lasciato alle nostre spalle, i rifiuti ricoprivano quasi interamente il pavimento, da qualche scorcio si poteva notare che un tempo era stato di gran pregio, vi erano detriti sparsi ovunque, assi in legno e qualche vecchio utensile ricordava che decenni prima avevano interrotto i lavori di ristrutturazione, da quel che vedevamo, gli addetti ai lavori erano andati via di fretta, per non curarsi di recuperare gli attrezzi da lavoro.
I muri erano ricoperti da scritte, disegni di simboli esoterici di varie correnti, preghiere, invocazioni al maligno, graffiti e murales di vario genere.
La temperatura scese notevolmente, man mano che ci addentrammo nei saloni bui della Villa.
Visitammo il piano terra, molte stanze erano buie ed umide, l’odore di rifiuti in decomposizione si univa all’odore acre di urina, da alcune coperte adagiate sul pavimento;
si intuiva che qualche senzatetto avesse improvvisato un giaciglio, chissà che sorte avversa aveva avuto il malcapitato e chissà se era riuscito ad andar via da questo posto dimenticato da Dio.
Mille pensieri affollavano la mia mente, mille domande ma nessuna risposta, se non quel senso di crescente disagio.
Ad un tratto un forte rumore ci fece sobbalzare tutti, un tonfo, seguito dal rumore di passi, proveniva dal piano superiore.
Salimmo su per le scale facendo attenzione, data l’assenza della ringhiera, che quasi totalmente distaccata, pendeva giù nel vuoto.
Prima di iniziare ad ispezionare il piano, ognuno di noi raccolse da terra qualche oggetto utile da utilizzare in caso di pericolo, aste di ferro, bastoni di legno, qualunque cosa si potesse usare per intimorire possibili malintenzionati.
D’altronde avevamo sentito chiaramente un tonfo e dei passi, non avevamo dubbi, doveva esserci qualcun’altro nella Villa… o qualcos’altro.
Villa Capriglio (Il sopralluogo)