Sessualità e profumi

Sessualità e profumi

La ghiandola pituitaria, quella che avverte in preponderanza l’azione di un profumo, è strettamente legata anche agli organi sessuali.

Questo spiega come nel fanciullo le percezioni olfattive siano proporzionalmente ridotte poiché l’attività di questa ghiandola è, prima e durante la pubertà, tutt’altro che in condizioni da poter svolgere interamente le sue funzioni.

Le percezioni olfattive crescono parallelamente in rapporto allo sviluppo degli organi sessuali e, di conseguenza, alla loro normalità. Ed è un fatto ugualmente accertato che i profumi abbiano una particolare azione sulla sessualità.

Le idee scientifiche correnti trovano la giustificazione di questo fenomeno in un altro, analogo, che avviene nel regno vegetale e nel regno animale.

L’esalazione del profumo di un fiore coincide col momento della sua apertura ed aumenta di intensità per decrescere gradatamente allorché il fiore si richiude. I botanici affermano che in quei momenti i fiori “sono in amore” e lo desumono dal fatto che gli organi genitali delle piante si trovano dentro lo stesso fiore.

Tale fatto si ripeterebbe, con maggiore individuazione, nel regno animale: le femmine, al periodo degli amori, esalano un odore particolare sensibile anche a grandi distanze dai maschi, i quali le ricercano per la copula. Si direbbe che è proprio questa emanazione che fa distinguere istintivamente gli animali maschi dalle femmine tanto che allo stato di quiete i maschi non riescono a distinguere le femmine o, meglio ancora, a sentire lo stimolo.

Gli antropologi affermano che questo fenomeno naturale avvenga anche nell’uomo e che la donna esali un odore caratteristico che serve a stimolare e ad eccitare, preparandolo, l’atto sessuale. Ciò stabilito si spiega perché l’adozione di certi profumi stimoli l’atto sessuale e di certi altri, al contrario, lo inibisca.

A questo proposito è necessario dare alcune precisazioni di carattere occulto. Il “fiore di loto” a quattro petali è il “chakra” corrispondente agli organi sessuali che gli indù, i teosofi, gli antroposofi conoscono sotto il nome di Kundalini. Esso sarebbe la chiave di volta di tutto il mondo psichico (da non confondere con le teorie freudiane o psicoanaliste in genere sulla sessualità) e, naturalmente, in stretto rapporto con le vibrazioni odorose con le quali il chakra entra in contatto. Queste leggi occulte tendono a strappare l’uomo dal regno animale e ad inserirlo nel suo giusto posto: nel piano della evoluzione umana.

Il rapporto che esiste fra Kundalini e l’essenza archetipa individuale, è lo stesso che intercorre fra l’essenza archetipa e l’essenza di un profumo.

La distinzione che hanno fatto gli orientali dall’uomo all’animale, secondo la loro teoria evoluzionistica (da non confondersi con quella darwiniana), che si concretizza con la individuazione umana della Monade, sembra avere una conferma in un fenomeno naturale facilmente sperimentabile. Fra gli animali, i maschi hanno gli organi olfattivi più acuti e sensibili delle femmine poiché è a loro che è affidata la funzione della ricerca delle femmine per la conservazione della specie. Gli animali hanno soltanto questo particolare strumento olfattivo che li guida alla copula.

Nel piano della evoluzione umana, invece, generalmente la donna ha le percezioni olfattive più acute e sensibili di quelle dell’uomo. Ciò distinguerebbe la donna dalla “femmina” e, per quanto gli organi olfattivi esercitino un influsso assai importante nei rapporti sessuali, e talvolta siano determinanti, non hanno la stessa funzione che si riscontra negli animali.

Dal punto di vista esoterico l’influsso dei profumi sul sesso si riporta ad una legge di polarità il cui potenziale varia da soggetto a soggetto. Il polo positivo è rappresentato dalle persone che si lasciano predisporre all’atto sessuale dall’azione di un profumo. Al contrario il polo negativo è rappresentato da quelle persone sulle quali i profumi esercitano un’azione inibente.

Helios

I commenti sono chiusi.